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CHIESA DI S. ANSOVINO (Avacelli)

Questa piccola chiesa è interessante giù per il suo titolo perché S.Ansovino, di stirpe longobarda e vescovo di Camerino dall'850 all'868, fu "contestatore delle leggi franche che costringevano abati e vescovi alla milizia e alla guerra" e perché è patrono della diocesi di Camerino (A.A.Bittarelli).

La chiesetta di S. Ansovino, studiata sotto il profilo artistico dal Serra e dal Cardelli e sotto il profilo storico dal Sassi (1), è situata tra Serra S. Quirico e Avacelli, nella profonda valle sottostante questo ultimo centro. Forse per tale posizione è denominata "Santo Ansovino de la fossa" giù nella prima menzione che risale all'anno 1082, regnante Enrico imp. et temporibus domno Rainerio dux et marchio, contenuta in un atto di donazione all'abbazia di S. Vittore alle Chiuse di alcune terre vicine alla chiesetta da parte di un piccolo feudatario del luogo. L'atto ci rivela fra l'altro che la zona faceva parte del ducato longobardo di Spoleto (ibis). La seconda menzione è del febbraio del 1084 e si ritrova in un atto di vendita alla stessa abbazia di S. Vittore di altre terre situate nelle vicinanze della chiesa di S. Ansovino; la terza è del settembre dello stesso anno, in un altro atto di vendita.

Un'altra donazione del 1102 ricorda ancora la nostra chiesetta. Il Sassi comunque, sulla base di altri documenti, esclude che essa appartenesse a S. Vittore e in mancanza di dati certi ipotizza, a motivo della dedicazione, una fondazione secolare, da parte cioè del vescovado di Camerino, nella cui diocesi, che ha per patrono S. Ansovino, rientrava e rientra tuttora la piccola chiesa. Ma dall'esame della bolla di Innocenzo III del 1199, confermante alla abbazia di S. Elena i beni da questa posseduti, si rileva che a tale abbazia apparteneva anche la ecclesiam sancti Ansovini (2). La chiesetta risalirebbe all'XI secolo e costituisce una ulteriore testimonianza del vasto raggio di influenza religiosa e civile dell'abbazia di S. Elena anche questa in territorio diocesano di Camerino).

Dal punto di vista architettonico, si tratta di una chiesetta romanica, costruita in blocchetti irregolari di pietra, a pianta rettangolare, conclusa da una graziosa, piccola abside semicircolare traforata da una monofora a doppio strombo e ornata da colonnine con capitelli che terminano in corrispondenza di una semplice fascia decorativa, originariamente forse ad archetti. Archetti pensili e due monofore sono parzialmente visibili sulla originaria parete destra (3), per gran parte coperta dalla abitazione colonica che successivamente vi è stata addossata. La facciata ha lesene ai lati e mostra una tripartitura verticale, determinata dal tenue aggetto di un corpo intermedio includente sia il piccolo portale con arco a pieno centro, sia la nicchietta con croce scolpita su una lastra di pietra e la sovrastante finestra circolare. All'interno è ben visibile la struttura a due campate, ciascuna di pianta quasi quadrata, distinte da due semipilastri addossati alle pareti e sormontati da capitelli, di cui il destro di notevole interesse. In origine le due campate, oggi coperte da tetto a capriate, dovevano avere copertura a crociera (4). Sui muri laterali si incurvano due archi a tutto sesto convergenti su detti capitelli; sulla parete di destra, oltre alle due accennate monofore, ora chiuse, sono visibili una porticina anch'essa chiusa e tracce di affreschi. A tutto sesto è anche la doppia arcata absidale poggiante su quattro pilastrini per lato, sormontati da capitelli di notevole interesse dei quali, come dei precedenti, si parlerà nel capitolo della scultura. La chiesa risalirebbe all'XI secolo e tale datazione non è esclusa dallo stesso Cardelli sulla base di elementi stilistici. Si tratta dunque di uno dei monumenti più antichi della Vallesina e di uno dei pochi esemplari integralmente romanici (per la visita all'interno contattare il parroco di Avacelli).

1. L. SERRA, op. cit.; E. CARDELLI, Una chiesetta del XII secolo nelle Marche, in Rassegna Marchigiana Arti Fig. a. VIII, fase. VIII-X, 1930, p. 297. R. SASSI, Intorno all'origine di S. Ansovino di Avacelli, in Rassegna marchigiana, cit., fasc. XI-XII, 1930. Per la figura del vescovo Ansovino cfr. A.A.BITTARELLI, Longobardi e benedettini nelle valli di Pieve Torina e Monte Cavallo, in Istituzioni e società nell'alto medioevo marchigiano, cit., pp. 583-586
1 bis. SASSI, op, cit.
2. Ann. Camald. t. IV app. CXXXVIII. Che si tratti della nostra chiesetta è convalidato dall'essere questa elencata immediatamente prima di altri beni dell'Abbazia nella zona, in particolare prima della "ecclesiam sancte Maria de Monte-Morano".
3. La parete sinistra è stata invece ricostruita.
4. E. CARDELLI, op. cit.

CAPITELLI DI S. ANSOVINO (Avacelli)

Costituiscono l'elemento più rilevante della chiesetta che è forse dell'XI secolo. Si tratta del capitello "di notevole interesse" (1) del pilastro addossato alla parete destra e dei due capitelli dell'arcata absidale. Il primo è decorato di foglie stilizzate e di volute ed è sormontato da una specie di pulvino decorato di rosette nella parte inferiore e di intrecci nella parte superiore. Giù questa presenza del pulvino richiama modelli bizantini. A sinistra del capitello, sormontano i semipilastri decorazioni di elementi vegetali e bestiari e una testa umana "a forma di pera rovesciata", tipica derivazione dell'arte barbarica del periodo paleocristiano e altomedievale (2).

Altrettanto interessanti sono le decorazioni scultorie delle imposte dell'arco absidale che mostrano, a sinistra, figure di oranti, un'aquila e foglie a forma piatta con un rilievo in sommità, a destra, un grappolo d'uva, i consueti intrecci viminei, poi due specie di funi incrociantisi e poggianti su due facce di un angolo della cornice, una faccia umana, ed ancora intrecci, figure bestiarie, ecc. Il rilievo è a varietà di piani, ma le forme sono rozze e alcune piatte.

Le forme stesse, con evidenti influssi bizantini, hanno sensibili richiami alle sculture dei pilastri della prossima chiesa di S. Croce in Sassoferrato del XII secolo, ma in questa ben diverso è il composto senso decorativo di cui sono animate e la fattura; la figura umana vi si atteggia in varie movenze ed i volti mostrano pure un tentativo di espressione; in S. Ansovino invece la tecnica e particolarmente la mancanza di un coordinamento organico delle diverse parti scultorie potrebbe riportarci al secolo precedente" (3).

Alla precisa descrizione del Cardelli è da aggiungere che le figure bestiarie (quadrupedi con la testa volta indietro in atto di mordersi la coda) hanno forma primitiva e mostruosa, che l'aquila del capitello absidale di sinistra è mitrata, che in un frammento del capitello laterale di sinistra è scolpita una croce di tipo greco (altro richiamo bizantino) e che alla sommità dell'arco absidale è scolpito un agnello che regge la croce con la zampa anteriore, anch'esso di forma assai primitiva.

Ma il significato più importante dei capitelli absidali di S. Ansovino, particolarmente del capitello di destra, ci sembra quello di esprimere con tutta evidenza il carattere "paratattico" dell'arte medioevale, cioè il giustapporsi di figure non collegate organicamente, come osserva il Cardelli, in una composizione unitaria e "sintattica" (4). Ed è un raro esempio del genere nella nostra zona.


1. E. CARRELLI, op. cit. (v. Chiesa di S. Ansovino).
2. V. Note introduttive è L'Arte nel medioevo".
3. E. CARDELLI, op. cit.
4. V. I caratteri dell'arte medioevale" nelle note introduttive.